
Sistemi di riscaldamento: quali sono i più efficienti
Il riscaldamento domestico rappresenta una delle voci più rilevanti nell’economia di un’abitazione, anche in luoghi in cui le temperature invernali non scendono mai sotto lo zero.
Per questo l’efficienza energetica diventa un obiettivo importante, perché ottimizzando al massimo la resa del proprio impianto sarà possibile risparmiare sui costi, evitando sprechi energetici.
I moderni impianti di riscaldamento riescono ad abbinare prestazioni di alto livello a costi contenuti: un sistema ad alta efficienza costerà molto meno rispetto ad un modello a bassa efficienza, permettendo considerevoli risparmi in bolletta (a fronte di una spesa iniziale d’acquisto superiore, che potrà essere ammortizzata negli anni proprio grazie al risparmio in bolletta).
In questo articolo osserveremo due soluzioni tra le più efficienti che è possibile trovare in commercio.
Pompa di calore
La pompa di calore presenta diverse caratteristiche che ne fanno uno dei sistemi più efficienti sul mercato:
- È facile da installare, più rapida ed economica rispetto ad altri sistemi, come le caldaie a legna o a pellet.
- Assicura sia aria calda che fredda, e si può utilizzare in estate ed in inverno: la casa avrà in questo modo un sistema di climatizzazione e di riscaldamento con un unico impianto (ed un solo intervento d’installazione).
- Ha un costo di esercizio minore (grazie alla tariffa agevolata D1)
- Necessita di poca manutenzione
- Rispetta l’ambiente, perché per generare calore non produce nessun gas di scarico nocivo per ambiente e persone.
La pompa di calore è uno dei sistemi più efficienti, in grado di rispondere perfettamente ai criteri di efficienza energetica, che può anche sostituire totalmente sistemi di riscaldamento più tradizionali (come caldaie a metano o GPL).
Caldaia a condensazione con pannelli radianti
La caldaia a condensazione, soprattutto se viene abbinate a dei pannelli radianti, è tra gli impianti di riscaldamento più efficienti:
- Assicura grande comfort.
- Ha costi e consumi ridotti.
- Necessita di poca manutenzione
- Occupa poco spazio (esistono modelli compatti per ogni ambiente, anche i più piccoli).
Le caldaie a condensazione garantiscono massimo rendimento a basse temperature, e si integrano perfettamente con i pannelli radianti (i quali, per funzionare al meglio, necessitano di temperature di funzionamento basse ma costanti).
Consigli per aumentare l’efficienza del proprio impianto
A prescindere dal sistema di riscaldamento che si deciderà di acquistare, esistono alcuni accorgimenti che potranno migliorare sia il comfort all’interno dell’abitazione che le prestazioni degli impianti:
- La tenuta dell’aria – Individuando e sigillando eventuali fori, crepe e qualsiasi altra apertura da cui potrebbe fuoriuscire aria calda (o entrare aria fredda) si potrà migliorare la resa dell’aria, aumentando l’efficienza dell’impianto.
- I condotti – Le condutture possono influenzare le prestazioni del sistema di riscaldamento: in caso di perdite, si verificheranno dispersioni di calore ed energia. Un buono stato di conservazione delle stesse assicurerà la massima resa del sistema di riscaldamento.
- Sistemi di controllo – Utilizzando apparecchi per il controllo della temperatura, come i termostati programmabili, sarà possibile risparmiare energia, azionando l’impianto solo nel momento del reale bisogno (con un cronotermostato si potrà ridurre il riscaldamento durante il giorno, quando la tua casa è vuota, programmandolo per aumentare automaticamente il riscaldamento prima che il nucleo familiare torni dalle proprie attività).
È importante ricordare che qualsiasi impianto di riscaldamento dovrà sempre essere opportunamente dimensionato rispetto agli ambienti che andrà a servire, per produrre il riscaldamento di cui si ha veramente bisogno, evitando di dar luogo a sprechi (impianti sovradimensionati produrrebbero una quantità di energia eccessiva e del tutto superflua), oppure ad impianti sottodimensionati (i quali non riuscirebbero a soddisfare i reali bisogni).
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Prodotti sfusi: 5 motivi per comprare i detersivi alla spina
Il numero di esercizi commerciali che adottano i prodotti sfusi (anche detti alla spina) sono in continuo aumento, per diversi motivi che vedremo in questo articolo.
Gli esercizi che adottano questa nuova (ma in realtà antica) tipologia di spesa sono rappresentati dai punti vendita specializzati in prodotti biologici, supermercati, mercati e produttori agricoli (oltre ai negozi che adottano esclusivamente questo metodo).
Inoltre con decreto del 22 settembre 2021, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 23 ottobre 2021, il ministero della Transizione ecologica ha emanato le disposizioni attuative per sostenere le imprese che promuovono la vendita di prodotti sfusi o alla spina. Si tratta di un contributo economico a fondo perduto rivolto agli esercizi commerciali di vicinato e alla media e grande distribuzione per la predisposizione di spazi dedicati alla vendita di prodotti alimentari e detergenti, sfusi o alla spina, o per l’apertura di nuovi negozi che predispongano esclusivamente la vendita di prodotti sfusi.
Ma vediamo insieme quali sono i vantaggi dei prodotti sfusi?
1 Risparmio economico
Acquistare prodotti sfusi solitamente è più economico rispetto ai prodotti confezionati, con un risparmio quantificabile tra il 30% ed il 50%. Questo accade perché il cliente acquista soltanto la materia prima, e non pagherà la confezione.
I prodotti alla spina sono vantaggiosi economicamente non solo per il consumatore finale, ma anche per le aziende, che potranno risparmiare sui costi di trasporto, di produzione degli imballaggi e di smaltimento dei rifiuti.
2 Meno imballaggi
La grande produzione di beni industriali incoraggia e favorisce la realizzazione di imballaggi, spesso eccessivamente voluminosi e privi di utilità.
Acquistando prodotti sfusi sarà possibile ridurre la produzione di imballaggi, risparmiare economicamente e si aiuterà l’ambiente (con meno imballaggi sarà possibile contenere i costi di trasporto e limitare le emissioni inquinanti facenti parte del processo produttivo).
3 Prodotti più sani
Gli alimenti che vengono venduti alla spina sono generalmente di origine biologica, coltivati senza l’impiego di pesticidi, e sono quindi più sani e più buoni.
I prodotti locali, acquistati direttamente dal produttore, seguono normalmente il metodo alla spina.
Altri prodotti, come ad esempio i detersivi alla spina, sono di qualità superiore rispetto alla controparte confezionata.
4 Un aiuto per l’ambiente
Con i prodotti sfusi è possibile ridurre l’inquinamento e la produzione di rifiuti.
La spesa alla spina consente una riduzione dell’impatto ambientale: sarà possibile selezionare prodotti sostenibili ed ecologici, e l’assenza di imballaggi garantirà la mancata emissione di sostanze nocive ed inquinanti.
Acquistando beni sfusi si avranno meno imballaggi, e di conseguenza meno rifiuti: le confezioni dei beni industriali costituiscono gran parte dei rifiuti prodotti dalle persone, e spesso non sono neanche riciclabili.
5 Riduzione degli sprechi
I prodotti acquistati alla spina assicurano una totale libertà d’acquisto al consumatore finale, che potrà scegliere esattamente la quantità di prodotto necessaria.
In questo modo si potranno limitare gli sprechi, perché si acquisterà soltanto ciò di cui si ha realmente bisogno.
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Come depurare l’acqua del rubinetto
Se state leggendo questo articolo, probabilmente vi starete chiedendo se la depurazione dell’acqua del rubinetto sia davvero un’operazione così importante e necessaria.
Per rispondere in modo esaustivo a questa domanda, occorre fare una piccola premessa, chiarendo alcuni concetti.
Depurazione dell’acqua? Non proprio
Innanzitutto, quando si parla di “depurazione” dell’acqua del rubinetto (da compiersi attraverso i sistemi di trattamento dell’acqua domestica) si sta già commettendo un errore.
Di fatto, la depurazione è un procedimento complesso, che viene realizzato da enti e gestori degli acquedotti, e che non può verificarsi all’interno delle mura domestiche.
Quello che è possibile realizzare in casa è il trattamento delle acque, e i dispositivi non dovrebbero venir chiamati depuratori, ma con il proprio nome, essendo molteplici in base alle esigenze che il cliente deve risolvere dalla: microfiltrazione, erogatore con acqua anche fredda e frizzante, addolcitore, osmosi inversa, deferizzatori e cloratori, lampade UV e altrettanti impianti che sono specifici per ogni esigenza e soluzione di un problema di acqua sia da acquedotto che da pozzo artesiano come da sorgente propria.
Ecco cosa afferma la legge a riguardo:
“Nessuna delle apparecchiature destinate alla correzione delle caratteristiche chimiche, fisiche o microbiologiche delle acque potrà essere propagandata o venduta sotto la voce generica di “depuratore d’acqua”, ma solo con la precisa indicazione della specifica azione svolta (es. addolcitore ecc ). Sui fogli illustrativi delle apparecchiature deve essere chiaramente indicata, a cura del produttore, la conformità alle presenti istruzioni mediante la frase “apparecchiature ad uso domestico per il trattamento di acque potabili“. (Articolo 3, comma 2 del Decreto 21 dicembre 1990, n. 443)
Nelle zone in cui l’acqua del rubinetto è potabile, questa è abbastanza sicura, perché ampiamente controllata dagli organi preposti, ma anche per acqua da pozzo e da sorgente si rivelano apparecchi molto efficaci.
Abbiamo visto come la depurazione sia un’operazione esterna, che non riguarda il singolo utente, perché realizzata a monte e regolamentata dal punto di vista normativo.
Le stesse norme indicano quanto segue:
“Gli acquedotti e le società di distribuzione in genere sono responsabili della qualità dell’acqua fino al contatore dell’abitazione privata. Il tratto dalle tubature domestiche al rubinetto non è di competenza degli enti di gestione; ciò significa che le tubature delle abitazioni, i serbatoi e i rubinetti che potrebbero modificare la composizione dell’acqua (contaminazione chimica o batterica) non sono controllati dagli enti pubblici e la verifica della presenza di eventuali contaminanti è di competenza dei singoli privati” (documento realizzato dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, che ha visto anche la partecipazione di Legambiente Lombardia e Altroconsumo).
Ciò significa che l’ultimo tratto percorso dall’acqua, quando essa giunge al contatore ed abbandona la rete idrica, non ha garanzie: non si assicurano più qualità e purezza dell’acqua, che dipenderanno dal sistema di tubazioni privato.
Come detto, sono le tubature ad influenzare la qualità dell’acqua, che dipenderà dallo stato di conservazione delle stesse. Tubi vecchi, lesionati e deteriorati potrebbero favorire il rilascio di residui metallici nell’acqua. I sistemi che trattano l’acqua domestica servono esattamente a contrastare questa possibilità.
Per acqua potabile si intende l’acqua distribuita da acquedotti pubblici, consortili e privati, riconosciuta idonea al consumo umano dalle competenti autorità ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 236. Vedremo nel prossimo paragrafo i diversi apparecchi e le peculiarità.
Alcuni dei Sistemi
1- Gli addolcitori a scambio ionico sono quelle apparecchiature atte a sostituire gli ioni costituenti la durezza dell’acqua con ioni di sodio, allo scopo di diminuire o eliminare la formazione di depositi calcarei consentendo un risparmio energetico e la riduzione nell’impiego di detersivi e preservare caldaia, elettrodomestici e l’impianto idraulico .
2- Gli osmotizzatori sono quelle apparecchiature che operano sulla base del principio dell’osmosi inversa, ovvero del processo chimico-fisico di permeazione attraverso una membrana semipermeabile allo scopo di ridurre il tenore salino dell’acqua eliminare batteri e componenti chimici .
3- Microfiltrazione: I filtri meccanici sono quelle apparecchiature atte a trattenere mediante barriere di tipo fisico le particelle sospese nell’acqua. I filtri a carbone attivo sono quelle apparecchiature contenenti carboni di tipo vegetale o minerale, dotati di effetto adsorbente, generalmente proposti come rimedio per eliminare sgradevoli sapori connessi con il trattamento dell’acqua con cloro o suoi derivati o come rimedio per eliminare alcuni microinquinanti chimici.
4- Erogatori oppure distributori d’acqua, con questi si ha la possibilità di avere acqua microfiltrata temperatura ambiente fredda e gasata a disposizione sempre ,una piccola sorgente a casa tua .
5- Eliminare bottiglie di plastica e avere sempre acqua di qualità per cucinare e bere.
6- Contribuendo a ridurre inquinamento dal trasporto delle stesse, alla produzione di plastica usando petrolio , ridurre l’inquinamento nei nostri mari e per l’ambiente, a tale proposito ( andate a vedere su internet “ l’isola che non c’è “ si trova nell’oceano formata dai rifiuti di plastica scaricati, è mostruosa ).
7- Deferizzatori : apparecchi per eliminare il ferro in eccesso soprattutto da chi possiede un pozzo artesiano .
8- Lampade UV : apparecchi che vengono usati anche da acquedotti per sterilizzare l’acqua a livello batteriologico ( no chimico ).
9- Sistemi fisici chiamati anche magnetici , sono quelle apparecchiature che vengono proposte per limitare o impedire la formazione di incrostazioni e corrosioni mediante azioni di tipo fisico di qualsivoglia genere: elettrico, elettronico e magnetico”.
10- Dosatori di reagenti chimici chiamati anche dosatori di polifosfati sono quelle apparecchiature utilizzate per l’aggiunta di prodotti consentiti dalla legislazione sulle acque potabili in quantità proporzionale alla portata dell’acqua, allo scopo di proteggere gli impianti evitando incrostazioni, corrosioni e depositi ovvero per trattamenti di post clorazione ( posizionati soprattutto sotto le caldaie ).
La scelta migliore
Dipende dal modo in cui si intende (o meglio, si “deve”) trattare l’acqua della propria abitazione.
Abbiamo osservato le differenti tipologie di apparecchi, ognuno preposto a compiti specifici.
Quale di questi è il migliore, quello più adatto alle mie esigenze? La risposta è legata alla qualità della vostra acqua.
Per questo sarà necessario conoscere le caratteristiche chimiche dell’acqua domestica: contattando gli acquedotti di competenza, gli enti regionali e le ASL sarà possibile ricevere indicazioni sulla qualità dell’acqua che viene distribuita, mentre un’analisi sulla rete idrica interna potrà definire la composizione dell’acqua domestica.
Ottenuti i dati, sarà possibile scegliere la tecnologia più idonea al trattamento della vostra acqua personale.
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5 consigli da seguire prima di comprare un impianto di climatizzazione
Quando si acquista un climatizzatore è bene esser preparati su alcune questioni tecniche, in modo da poter scegliere il modello che più si adatta alle proprie necessità.
I moderni climatizzatori offrono infatti soluzioni diverse, in termini di dimensioni, prestazioni energetiche e funzionalità.
Essere consapevoli di ciò di cui si ha bisogno permetterà un acquisto intelligente, ponendo il cliente al riparo da brutte sorprese.
In questo articolo daremo 5 consigli per non sbagliare la scelta del climatizzatore, osservando le nozioni più importanti.
Non solo aria fredda
La prima questione riguarda la possibilità di scegliere il condizionatore non soltanto per rinfrescare gli ambienti, ma anche per il riscaldamento.
Il condizionatore a pompa di calore permette infatti di riscaldare gli ambienti, pur mantenendo la capacità di refrigerare, e si rivela utile nei mesi invernali.
Un condizionatore a pompa di calore è l’ideale come integrazione del sistema di riscaldamento classico, composto da caldaia e termosifoni, e potrà essere utilizzato per servire gli ambienti domestici più freddi.
Dimensioni
Per non sbagliare l’acquisto del condizionatore, bisognerà analizzare gli spazi che si hanno a disposizione, tenendo presente il numero di stanze e la loro esposizione, elementi cruciali per la progettazione di un impianto che risulti in linea con le reali esigenze.
A seconda della grandezza dell’ambiente, si potrà scegliere il modello più appropriato: i climatizzatori monosplit (composti da una sola unità esterna collegata ad una singola unità interna ), ad esempio, sono particolarmente indicati per ambienti piccoli, come una singola stanza, mentre i climatizzatori multisplit composti da una singola unità esterna collegata a più unità interne fino a 5 split uno per ogni stanza .
Unità esterna o portatile?
Un’altra questione piuttosto rilevante, la distinzione tra condizionatore fisso (dotato di unità esterna) e portatile.
Il climatizzatore fisso è composto da un’unità interna, preposta all’erogazione d’aria fredda o calda, e da un motore esterno (le unità esterne, in caso di impianto multisplit, possono servire più unità interne fino a 5 split .I modelli con unità esterne fisse e unità interne chiamato split costano di più e per essere installati hanno bisogno di un tecnico abilitato, ma sono i più performanti, in grado di servire al meglio un’abitazione fino a sostituire l’impianto di riscaldamento e raffreddamento .
Il condizionatore portatile ha come vantaggio il fattore mobilità. Si tratta di modelli compatti, trasportabili grazie alle rotelle di cui sono dotati, ideali per servire un solo ambiente. Per l’installazione non sono necessari lavori di muratura, visto che non verrà realizzato un vero e proprio impianto: basterà una prese di corrente per il funzionamento. I sistemi portatili devono essere posizionati vicino ad una finestra, perché espellono l’aria calda dell’ambiente tramite un tubo flessibile, naturalmente sono rumorosi in quanto il motore si trova all’interno della stanza,questo tipo di clima porta anche a un consumo maggiore di corrente in quanto per raffreddare il motore si scalda .
Bonus per l’acquisto
Forse non tutti sanno che è possibile usufruire di alcune agevolazioni fiscali per l’installazione e/o la sostituzione dei climatizzatori.
Il cosiddetto bonus condizionatori prevede una detrazione fiscale del 50 % o del 65% sul totale della spesa, e rientra nel piano statale volto al risparmio ed all’efficienza energetica.
La detrazione di cui si potrà usufruire è legata al tipo di lavorazione che si andrà ad eseguire: il 50% spetta in caso di ristrutturazioni ordinarie tipo una casa che non ha mai avuto un climatizzatore (in caso di ristrutturazioni straordinarie bisognerà acquistare un climatizzatore che abbia una classe energetica almeno A+), mentre per quanto riguarda la detrazione del 65% sarà possibile accedervi solo se si sostituisce un vecchio clima con un condizionatore ad alta resa energetica, che sostituirà un climatizzatore di classe inferiore.
L’accesso al bonus è consentito quindi sia in presenza che in mancanza di interventi edili, basterà soltanto soddisfare i parametri richiesti.
Le detrazioni del 50% e del 65% riguardano l’IRPEF, la tassa sui redditi, e per accedervi bisognerà presentare la situazione patrimoniale e documentare l’acquisto degli impianti di climatizzazione, utilizzando pagamenti tracciabili.
Il bonus condizionatori è rivolto a chi detiene diritti sull’immobile (i proprietari, intesi come soggetti privati, società, cooperative, associazioni, enti pubblici e privati) ed a chi si occupa delle spese inerenti l’immobile (come locatari o conviventi).
Installazione ed assistenza
L’elenco si conclude con i consigli per l’installazione e l’assistenza riguardanti il condizionatore, senza dimenticare la garanzia l’assistenza post vendita eventualmente anche un contratto di manutenzione.
Si tratta di servizi assolutamente non secondari, che potranno assicurare longevità ed alte prestazioni.
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Caldaia: ecco tutto quello che devi fare prima di accenderla
Con l’arrivo delle temperature più rigide dovremo necessariamente accendere il riscaldamento, per chi possiede il riscaldamento condominiale la questione è differente, ma per chi invece ha il riscaldamento autonomo ci sono alcuni accorgimenti da tenere in considerazione prima di riaccendere la caldaia.
Prima di accendere l’unità di riscaldamento, soprattutto con l’inverno che incombe, bisognerà assicurarsi che l’impianto funzioni correttamente ed in modo totalmente sicuro.
Quando si parla di caldaie ed impianti di riscaldamento, uno degli aspetti fondamentali riguarda la manutenzione degli stessi. In questo caso, si tratta di manutenzione preventiva: controllando l’impianto prima dell’avvio si potranno evitare guasti e malfunzionamenti, e sarà possibile risparmiare sul costo di eventuali riparazioni, visto che i problemi saranno affrontati prima che possano degenerare in qualcosa di ben più grave.
L’articolo indicherà alcune operazioni da compiere prima di riaccendere la caldaia, attraverso le quali sarà possibile ottenere diversi vantaggi: l’impianto potrà offrire rendimenti elevati in modo costante, la bolletta sarà meno cara ed i consumi saranno ottimizzati.
Cosa fare prima di accendere la caldaia
Per prima cosa, i controlli obbligatori per la legge: tramite il Bollino Blu (D.L. n.192 del 19 agosto 2005, D.P.R. 74/2013, direttiva europea 2002/91/CE, D.Lgs. 311/06) verranno controllati i fumi di scarico e le sostanze inquinanti emesse dalla caldaia.
Va svolto obbligatoriamente, la cadenza è determinata dalla potenza della caldaia: si esegue ogni anno per impianti con potenza superiore a 100 kW, ogni 2 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e 100 kW (per le caldaie a combustibile solido o liquido) ed ogni 4 anni per caldaie con potenza compresa tra 10 e a00kW (per le caldaie a gas).
Pulire la caldaia e controllare la temperatura dell’acqua
Dopo il controllo dei fumi, si potrà procedere con la pulizia del sistema e con il controllo della temperatura dell’acqua. Nel primo caso, sarà necessario far fuoriuscire l’aria dai radiatori della caldaia, utilizzando la valvola preposta e verificando poi la pressione sul manometro.
Per la temperatura, bisognerà far sì che sia sempre tra i 45 ed i 55 gradi C, perché temperature più alte aumenteranno i consumi ed i costi in bolletta (dopo la pulizia del blocco caldaia, bisognerebbe dedicarsi anche ai termosifoni, pulendo a fondo i vari elementi che compongono l’impianto, per poi apporvi degli umidificatori, utili a garantire un adeguato livello di umidità ai vari ambienti domestici).
Dopo i passaggi precedenti, non resta che mettere in funzione l’impianto per verificarne il corretto funzionamento. Sarà importante verificare la temperatura interna, che non dovrebbe mai superare i 20°C (si tratta della temperatura ideale per il comfort domestico, visto che livelli superiori porterebbero soltanto svantaggi, sia economici che salutari).
Una buona soluzione per ottimizzare i consumi è rappresentata dall’installazione di valvole termostatiche, capaci di regolare il flusso di acqua calda mantenendo una temperatura costante. Le valvole termostatiche possono assicurare un risparmio fino al 30%.
Controllare anche i termosifoni
Prima di far partire la caldaia inoltre fate un check anche ai termosifoni inattivi da mesi, mettetevi all’opera con questi semplici passaggi:
- Sfiatate i termosifoni, facendo uscire le bolle d’aria presenti al loro interno
- Pulite i termosifoni per evitare che insieme al calore si disperda polvere e sporcizia
- Accendete la caldaia e controllate che scaldino bene ed uniformemente.

Quali sono i vantaggi di un buon impianto di climatizzazione
Nel corso degli ultimi anni l’utilizzo del condizionatore ha trovato una sempre più ampia diffusione, sia per un’accessibilità maggiore rispetto al passato (esistono modelli adatti a tutte le esigenze, pratiche ed economiche) che per la notorietà assunta dai diversi benefici che questi impianti possono garantire.
Un buon impianto di climatizzazione può infatti migliorare lo stile di vita, apportando cambiamenti positivi per diversi periodi dell’anno: comfort e controllo della temperatura sono assicurati, per estati ed inverni vissuti al top.
In questo articolo andremo ad osservare proprio i principali benefici offerti dai condizionatori, constatandone l’importanza rivestita all’interno delle abitazioni.
I vantaggi
Ecco i principali benefici offerti da un buon impianto di climatizzazione:
- Possono letteralmente salvare la vita – Il grande caldo che caratterizza l’estate è una causa di morte piuttosto diffusa nel mondo. Mantenere la temperatura sempre sotto controllo (quindi a misura d’uomo) è un ottimo modo per prevenire morti e malattie legate al calore.
- Migliorano la qualità dell’aria – Il condizionatore si occupa dell’aria, filtrandola e facendola muovere. Questo aspetto è particolarmente importante per le persone che soffrono di allergie ed asma, perché grazie al condizionatore sarà possibile ridurre al minimo le sostanze irritanti. Per garantire la massima efficienza dell’impianto bisognerà pulire e sostituire i filtri dell’aria regolarmente.
- Riducono la presenza di insetti e parassiti – I filtri presenti all’interno dell’impianto di climatizzazione sono efficaci anche nella lotta ad insetti e parassiti, e sono una buona soluzione per chi possiede animali domestici: con un condizionatore si potranno combattere pulci e zecche in modo più efficace.
- Aumentano l’efficienza sul lavoro – Giornate troppo calde (ma anche troppo fredde) rappresentano un impedimento per qualsiasi attività lavorativa, sia fisica che mentale. L’impianto di climatizzazione garantirà una temperatura sempre adeguata alle circostanze della stagione in corso, e l’attività lavorativa ne risentirà in modo positivo: con il clima ideale, le persone lavorano meglio e possono prendere decisioni migliori.
- Migliorano la qualità del sonno – Dormire bene è fondamentale per un corpo in salute, ed in questo la temperatura gioca un ruolo cruciale: durante la notte è bene che essa sia adeguata a quella del corpo, in modo da evitare che ci siano difficoltà ad addormentarsi. Un buon impianto di climatizzazione potrà assicurare la temperatura ideale per dormire, evitando che si creino stanze troppo calde o troppo fredde, ed evitando mesi di insonnia ripetuta.
- Incrementano la sicurezza della casa – Per far circolare l’aria all’interno degli ambienti domestici si lasciano porte o finestre aperte, sottovalutando il rischio per la sicurezza: così facendo, è possibile subire intrusioni da parte di ospiti indesiderati. Installando un impianto di climatizzazione sarà possibile evitare di lasciare porte e finestre aperte troppo spesso, limitando il rischio di effrazione.
L’installazione di un moderno sistema di climatizzazione deve essere eseguita da esperti del settore, i quali avranno le competenze necessarie per portare a termine le operazioni di montaggio.
Concludiamo l’articolo ricordando quanto sia importante effettuare regolare manutenzione sul proprio impianto di climatizzazione. I controlli periodici sul sistema ne garantiranno maggiore longevità e prestazioni di massimo livello.
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Caldaie: 5 consigli utili per la manutenzione
La manutenzione delle apparecchiature, sia in ambito privato che pubblico, è un’operazione troppo spesso sottovalutata, che trova uno spazio marginale e ristretto, con conseguenze spesso nefaste.
Difatti, qualsiasi tipo di strumentazione, nel tempo, tende ad usurarsi, e senza una manutenzione costante aumentano le possibilità di malfunzionamenti e guasti, sino alla totale rottura ed inservibilità dell’impianto in essere.
In questo articolo verrà trattata la manutenzione della caldaia, che rappresenta uno degli strumenti più costosi ed importanti che è possibile trovare nelle abitazioni, nei condomini e nelle realtà industriali. Proprio per i costi elevati inerenti la caldaia, è fondamentale prendersene cura, soprattutto prima che arrivino le temperature più rigide, in modo da avere un sistema che potrà funzionare in modo efficiente e sicuro per parecchi anni.
Dal punto di vista legale e normativo, il controllo periodico della caldaia è obbligatorio e deve essere effettuato da un tecnico certificato. Inoltre secondo la legge, con riferimento all’art. 7 del DPR 74/2013:
“Qualora l’impresa installatrice non abbia fornito proprie istruzioni specifiche o queste non siano più disponibili, le operazioni di controllo ed eventuale manutenzione degli apparecchi e dei dispositivi facenti parte dell’impianto termino devono essere eseguite conformemente alle prescrizioni e con la periodicità contenute nelle istruzioni tecniche relative allo specifico modello elaborate dal fabbricante ai sensi della normativa vigente”.
È quindi obbligatorio il controllo, ma la periodicità è stabilita dalle istruzioni tecniche della caldaia stessa, e se queste ultime non fossero disponibili, dopo un primo controllo da parte di un tecnico manutentore, sarà lo stesso esperto a segnalare la periodicità necessaria.
I 5 consigli per una buona manutenzione della caldaia
Ecco alcuni accorgimenti per avere una caldaia sempre efficiente:
- In primo luogo, bisognerà occuparsi dei bruciatori, elementi cruciali per il corretto funzionamento della caldaia, trattando e rimuovendo l’eventuale presenza di ossidazione sugli stessi.
- Si procederà in seguito con la pulizia di elettrodi e scambiatori, componenti adibiti al riscaldamento dell’acqua proveniente dalla rete idrica che verrà poi immessa nel circuito dell’impianto di riscaldamento, eliminando eventuali incrostazioni.
- A questo punto, si renderà necessaria una verifica dei rivestimenti in fibra ceramica che si trovano nella camera di combustione, e bisognerà attestarne lo stato di conservazione: se quest’ultimo dovesse rivelarsi precario, si procederà con la sostituzione degli stessi.
- La penultima operazione riguarderà un controllo generale del sistema, con una particolare attenzione rivolta alle funzioni di accensione, spegnimento e funzionamento dell’impianto, senza dimenticare un ulteriore doppia verifica: sarà necessario accertarsi della buona resa delle tubazioni di collegamento di gas ed acqua, controllando anche i consumi di gas (per una buona analisi, bisognerebbe testare l’impianto sia a potenza minima che massima).
- Le operazioni di manutenzione termineranno con una verifica finale riguardante il corretto funzionamento dei dispositivi di sicurezza, regolazione e comando del sistema riscaldante, oltre ad un’ulteriore ispezione che si occuperà dei condotti adibiti allo scarico dei fumi.
La conclusione di questo articolo vuole ribadire ancora una volta l’importanza rivestita dalla manutenzione, in quanto l’assenza o la superficialità degli interventi di conservazione possono dar vita a situazioni incresciose, sia dal punto di vista economico che della sicurezza.
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Condizionatori: come usarli in autunno e inverno
Gli impianti di climatizzazione, responsabili del riscaldamento o del raffreddamento degli ambienti domestici e industriali, richiedono alcuni accorgimenti ed una manutenzione costante per mantenersi operativi per tutta la durata dell’anno.
Sebbene alcuni interventi richiedano obbligatoriamente la presenza di un tecnico abilitato, altri possono essere realizzati in prima persona, come ad esempio la sostituzione dei filtri, e permetteranno di mantenere il sistema in piena efficienza, prolungando il suo ciclo vitale.
Dopo questa premessa, in questo articolo vedremo come utilizzare il condizionatore nei mesi più freddi. Infatti i climatizzatori possono essere utilizzati anche per l’erogazione di aria calda, nonostante sia più frequente l’utilizzo estivo per rinfrescare la casa.
Come utilizzare il condizionatore d’inverno
Gli impianti più moderni, a tecnologia inverter, sono progettati anche per erogare aria calda, tramite la pompa di calore, e possono essere utilizzati anche in inverno.
Per impiegare il condizionatore come sistema di riscaldamento, basterà selezionare sul telecomando d’accensione la modalità “heat”, che presenta l’icona di un sole (in luogo del classico fiocco di neve per l’aria fredda). In caso di una diversa legenda, grazie al manuale d’istruzioni si potrà facilmente capire come selezionare l’aria calda invece di quella fredda, scoprendo inoltre tutte le funzionalità che l’apparecchio ha da offrire (accensione e spegnimento automatici, velocità, deumidificazione, ventilazione, ecc…)
Regolare la temperatura in modo corretto
Per evitare sprechi e bollette troppo care, sarà necessario utilizzare il condizionatore nel modo più adeguato, partendo dall’impostazione della temperatura ottimale.
Bisogna tener presente che la differenza tra interno ed esterno non dovrebbe mai essere eccessivamente elevata, e per questo la temperatura ideale per l’inverno si aggira intorno ai 20° centigradi, tenendo conto di variabili quali la grandezza dell’ambiente servito, il numero di persone che ne usufruiscono ed il luogo in cui ci si trova, che potrebbe prevedere temperature esterne diverse.
È conveniente utilizzare il climatizzatore per il riscaldamento?
Non esiste una risposta univoca a questo interrogativo. Esistono infatti situazioni in cui conviene utilizzare il condizionatore per riscaldare gli ambienti, mentre altre volte è decisamente poco raccomandabile.
Utilizzare il condizionatore per riscaldare è conveniente nel caso in cui lo stesso sia una semplice integrazione del sistema di riscaldamento, in presenza quindi di una caldaia che si occuperà del riscaldamento casalingo (ad esempio, per riscaldare una stanza particolarmente esposta), oppure a seconda della zona in cui si vive, visto che in luoghi con temperature piuttosto miti anche nei mesi invernali potrebbe bastare il solo condizionatore.
Il vantaggio principale del condizionatore ad aria calda è rappresentato dalla velocità con cui riesce a riscaldare l’ambiente domestico, visto che impiegherà pochi minuti, questo logicamente quando parliamo di ambienti di dimensioni molto ridotte. Un altro caso in cui conviene utilizzare il condizionatore è quando si abita in una casa, o in un territorio in cui, più che le temperature, il tasso di umidità è molto alto. In ultimo, il condizionatore sarà ovviamente una scelta obbligata nei casi in cui non è presente la rete di distribuzione di gas.
Quando non conviene
Esistono poi casi in cui invece non conviene utilizzare il climatizzatore per riscaldare la casa, e dove si andrebbe incontro soltanto a sprechi e consumi elevati. Ciò avviene in zone con temperature invernali particolarmente basse, che toccano quota 0° centigradi, che prevedono quasi sempre un inverno molto lungo e rigido (ad esempio nelle zone di montagna, dove è preferibile utilizzare caldaie a condensazione). Anche in questi casi, il condizionatore ad aria calda dovrebbe rappresentare soltanto un’integrazione del sistema principale.
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Il Bonus acqua potabile: come funziona e a chi spetta
La Legge di Bilancio 2021 (30 dicembre 2020, n. 178), che stila una previsione di bilancio per l’anno finanziario 2021 (ed anche di bilancio pluriennale per il triennio 2021 – 2022 – 2023) erogherà un credito d’imposta che permetterà di accedere al cosiddetto “Bonus acqua potabile”, (Legge 78/2020, articolo 1, comma 1087) un’agevolazione nei confronti di chi deciderà di acquistare i sistemi che migliorano la qualità dell’acqua.
Questi sistemi, anche detti depuratori, possono filtrare, mineralizzare, raffreddare e addizionare anidride carbonica alimentare all’acqua proveniente dalle tubature degli acquedotti, migliorandone la qualità generale. Rappresentano inoltre un incentivo, per consumatori ed aziende produttrici, alla riduzione dell’acqua in bottiglia. In questo modo sarò possibile diminuire l’utilizzo dei contenitori in plastica.
A chi spetta il bonus acqua potabile
Il bonus spetta alle persone fisiche, ai soggetti esercenti attività d’impresa, arti e professioni e agli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, ed è pari al 50% delle spese sostenute dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2022, documentate tramite fattura elettronica o documento commerciale. Il credito è riconosciuto fino a un ammontare complessivo di spesa non superiore a:
– 1.000 euro per ciascuna unità immobiliare, per le persone fisiche non esercenti attività economiche;
– 5.000 euro per ciascun immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale, per gli altri soggetti.
Quindi in caso di installazione di depuratori d’acqua è dunque disponibile un bonus fiscale fino a 500 euro per le abitazioni private e fino a 2.500 euro per i locali e le aziende.
Tutte le informazioni sugli interventi andranno comunicate telematicamente all’Enea.
Qual è il periodo coperto dal Bonus? Dal 1° gennaio 2021 al il 31 dicembre 2022: in questo lasso di tempo, tutte le spese sostenute per acquistare i depuratori d’acqua potranno usufruire del credito d’imposta.
Richiesta del Bonus acqua potabile
Per l’ottenimento del Bonus bisognerà conservare e presentare la fattura o lo scontrino del depuratore acquistato. La documentazione da fornire prevede anche una fattura elettronica o un documento commerciale che riportino il codice fiscale del soggetto che vuole ottenere il credito d’imposta. Le spese sostenute dovranno essere tracciabili, ed i pagamenti andranno effettuati tramite versamento bancario, postale o con altri metodi.
Ecco come prosegue il sito dell’Agenzia delle Entrate: “In ogni caso, per le spese sostenute prima della pubblicazione del Provvedimento n. 153000 del 16 giugno 2021, sono fatti salvi i pagamenti in qualunque modo avvenuti ed è possibile integrare la fattura o il documento commerciale attestante la spesa annotando sui documenti il codice fiscale del soggetto richiedente il credito.
L’ammontare delle spese agevolabili va comunicato all’Agenzia delle Entrate tra il 1° febbraio e il 28 febbraio dell’anno successivo al quello di sostenimento del costo inviando il modello tramite il servizio web disponibile nell’area riservata o i canali telematici dell’Agenzia delle Entrate. Dopodiché, il bonus potrà essere utilizzato in compensazione tramite F24, oppure, per le persone fisiche non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al completo utilizzo del bonus”.
Qui è possibile scaricare il modello per la richiesta del Bonus acqua potabile.
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L’addolcitore d’acqua e le detrazioni a cui si può accedere per l’installazione
Le detrazioni fiscali previste per l’acquisto e l’installazione di impianti che trattano l’acqua sono confermate anche per l’anno 2021.
È bene chiarire subito cos’è un addolcitore d’acqua e perché è indispensabile in alcune situazioni e le diverse detrazioni a cui si può accedere.
Cos’è un addolcitore
L’addolcitore dell’acqua è un sistema studiato per la riduzione del calcare, nemico di caldaie ed elettrodomestici, nonché primo responsabile delle incrostazioni, il calcare infatti si accumula nei tubi, ostruendoli e diminuisce la pressione dell’acqua. L’addolcitore diminuisce la durezza dell’acqua, privandola della concentrazione di sali di calcio e magnesio che formano il temuto calcare. In presenza di acqua molto dura, senza l’installazione di un addolcitore, il bucato richiederà del detersivo extra per evitare che sembri sporco, i piatti usciranno dalla lavastoviglie striati e macchiati, una schiuma sottile si accumulerà sulle tende della doccia.
Per quanto riguarda l’igiene personale invece un’acqua dura lascerà la pelle secca e pruriginosa e i capelli spenti e secchi. L’enorme quantità di tempo, energia e denaro necessari per ripulire gli effetti collaterali dannosi dell’acqua dura è vertiginosa.
Un addolcitore d’acqua per tutta la casa è la soluzione al flagello della durezza dell’acqua. Installando questo sistema a monte dell’impianto domestico, si otterrà un’acqua più dolce e sarà possibile preservare l’efficienza di tubature ed elettrodomestici.
Condizioni per ottenere le detrazioni per l’addolcitore
Ecco i Bonus e le detrazioni previste e come accedervi:
La principale detrazione che si può ottenere per l’acquisto di un addolcitore è la detrazione IRPEF per il 50% della spesa sostenuta, esattamente come negli anni scorsi. È previsto quindi il recupero del 50% della spesa sostenuta, con i seguenti limiti di spesa: fino a 1.000 euro per ciascuna unità immobiliare (destinato alle persone fisiche, che non esercitano attività economica) e 5.000 euro per ogni immobile adibito ad attività commerciale o istituzionale (riguarda i beneficiari degli immobili, come imprese, società, esercenti ed enti non commerciali) per tutti gli acquisti effettuati entro il 31 dicembre 2021.
Visto che si tratta di un’agevolazione legata all’ambito edilizio, per accedere al Bonus non basterà acquistare un addolcitore, ma sarà necessario integrarlo in un contesto di manutenzione straordinaria degli impianti idrici relativi all’immobile di riferimento (per manutenzione straordinaria si intende uno o più interventi volti al miglioramento dell’unità immobiliare, senza che vi siano modifiche da regolamentare tramite pratiche comunali). Per ottenere il Bonus, bisognerà ingaggiare professionisti certificati, che rilasceranno la fattura in cui viene indicata la natura straordinaria dell’intervento e la relativa installazione dell’addolcitore, mentre per il pagamento si potrà utilizzare un bonifico per detrazioni fiscali.
La fattura dovrà quindi prevedere due voci, così come previsto dalla circolare 20/E del 23/05/2011: una sarà relativa all’acquisto dell’addolcitore/depuratore, l’altra ai lavori di manutenzione straordinaria sull’impianto dell’acqua
L’installazione di depuratori o addolcitori d’acqua prevede ovviamente il collegamento del sistema con la locale rete idrica, queste operazioni relative ai servizi di manutenzione prevedono l’aliquota IVA pari al 10%.
Superbonus 110%
L’altra detrazione riguarda il Superbonus110%: l’addolcitore è considerato una tecnologia verde, e rientra tra i cosiddetti lavori trainati.
Il Superbonus 110% può essere erogato soltanto in presenza di interventi che migliorano l’efficienza energetica, anche detti lavori trainanti (come la sostituzione di impianti di climatizzazione). Anche in questo caso non basterà acquistare un addolcitore, ma sarà necessario integrarlo in un contesto di lavori trainanti previsti dal Superbonus 110% come i seguenti:
- Sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni dell’edificio
- Sostituzione degli impianti di climatizzazione sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari degli edifici plurifamiliari
Valido per gli acquisti effettuati dal 1° luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021
Bonus acqua potabile
Nella Legge di Bilancio 2021 (Legge 78/2020, articolo 1, comma 1087) è stata inserita un’agevolazione nei confronti di chi deciderà di acquistare i sistemi che migliorano la qualità dell’acqua. Il 16 giugno il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha firmato il provvedimento che stabilisce i criteri di fruizione del Bonus e approva il modello di comunicazione che gli utenti devono rispettare.
Anche in questo caso, il credito d’imposta sarà pari al 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione delle apparecchiature, fino ad un ammontare complessivo non superiore ai 1.000 euro per ogni unità immobiliare e di 5000 euro per ogni esercizio pubblico, professionale o commerciale. Nel caso di installazione quindi è disponibile un bonus fiscale fino a 500 euro per le abitazioni private e fino a 2.500 euro per i locali e le aziende.
Il bonus riguarda le spese sostenute dal 1° gennaio 2021 al il 31 dicembre 2022, viene riconosciuto solo comunicando all’Agenzia delle entrate la spesa sostenuta entro il 28 febbraio dell’anno successivo. Quindi per le installazioni nel 2021 la comunicazione andrà inviata nel 2022, mentre per le installazioni del 2022 si avrà tempo fino al 28 febbraio 2023.
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